“Dove
accidenti è finita la scarpa?” Sara si alzò dalla poltroncina e, allungando il
piede, tastò intorno nel tentativo di recuperare le calzature che si era tolta
qualche (?) minuto prima. Una era proprio lì, rovesciata, ma l’altra dove si era
cacciata?
E dove diavolo si trovava?
Subito le fu chiaro! Ricordò di aver avuto
l’intenzione di sedersi solamente per un attimo, e invece…
“Eccola. Naaa. Ahi!”
allargò il raggio d’azione della ricerca, senza esito però. Per forza, il
locale era buio; la cupola posta al centro del soffitto lasciava sì passare la
luce lunare ma era troppo in alto per servirle.
Si
lasciò ricadere sul sedile. “Maledetti tacchi! Avrei fatto meglio a comprare
delle espadrillas.”
Ripensò all’acquisto del giorno prima: un magnifico paio di
decoltées rosse, tacco 12. “Per colpire – sorrise immaginandosi nell’atto di
brandire quell’arma improbabile – insomma, per far colpo su di lui!”
Già, il lui di cui trattasi era un
gran bel marcantonio dagli occhi vivaci e mascella squadrata.
Possibile che fosse accaduto solo
martedì alla presentazione dell’ultimo libro della Fabbri? Sembrava fosse
passato molto più tempo…
Entrando concitatamente nel salone
della conferenza, era andata a sbattere contro la schiena dell’uomo che si
trovava proprio dietro la porta.
Quello era stato solo l’ultimo di una
serie di contrattempi / disguidi che l’avevano perseguitata per tutto il giorno
- ma che epilogo! … quando lui si era girato, lei era rimasta istupidita a
guardarlo, fulminata!
“Mi scusi, sono mortificata!” ed era
entrata imbarazzatissima.
Durante il rinfresco che era seguito se l’era trovato
spesso di fronte, sorridente. Qualche frase di circostanza e poi, inatteso,
l’invito: “Venerdì sarò a Verona, per lavoro, ma verso le sette dovrei aver
concluso. Ore venti, davanti all’Arena… ci vieni? ”
Ed ora eccola lì, in una città
sconosciuta, in una sala d’attesa deserta, sola come un cane, con le caviglie
gonfie, ad aspettare il mattino.
Perso anche l’ultimo treno, così come
perso un bel tocchetto di autostima: lui non si era presentato all’appuntamento
e lei aveva girovagato per ore dandosi della scema per essere venuta fin lì.
Nella vicenda però c’era anche un
aspetto positivo: senza quest’occasione non si sarebbe mai comprata quelle
scarpe, e non avrebbe mai saputo che i tacchi alti non erano per nulla il suo
genere!
Milano, 03 ottobre 2012
...una donna che sta imparando a vedere gli aspetti positivi anche nelle situazioni più "no"....chissà però se riuscirà a dimenticare lo "sgarbo "...... Mi piace... Ciaooo.....buona serata.. :)
RispondiEliminadecoltées rosse, tacco 12...
RispondiEliminaimpossibile resistere a certe cose.
Non è lei che ha perso qualcosa, bensì lui, che non saprà mai
quale splendido mondo avrebbe potuto dischiudersi.
Tacco 12 mamma mia sono arrivata al 8 anche perchè più alti non c'erano quella volta.....bel racconto cara sei sempre più brava ciaoooo
RispondiEliminaUna fanciulla con tacco 12 va fino a Verona e resta a bocca asciutta?
RispondiEliminaNon riconosco più questo mondo!
Ciao randi
bellissimo racconto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaMa perché le tue eroine sono tanto sfortunate? E' vero che le storie belle e tranquille non piacciono, ci vuole sempre un po' di pathos. Comunque devo dire che almeno è una donna di spirito, alla fine ha trovato comunque qualcosa di positivo: l'acquisto delle scarpe rosse!
RispondiEliminaConcordo con magar ... lei ha imparato qualcosa in più sugli uomini e sui tacchi, lui rimarrà l'idiota che era ... tu randi sei sempre fantastica! Bacio.
RispondiEliminaTacco 12...stupenda follia.
RispondiEliminaQuale donna non ha da qualche parte una decoltèe tacco 12!?
lui andava troppo sul sicuro......, nella vita tutto fa esperienza
RispondiEliminaciao randi mi ha suggerito il tuo blog marlin di fooditalianblog e devo dire che mi piace molto. ciao.
RispondiEliminaCiaoooo ma dove sei finita???????? :)
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